TRAILER: Povera creatura, t’hanno ucciso la compagnaaaa…
TRAMA: dopo “Aragosta per cena”, “Il Sacrificio del cervo alla cacciatora”, “Zannabianca” e “la Favorita alle grandi manovre”, il regista Yorgos Lanthimos decide di trasporre un romanzo che parla di una donna molto famosa.
C’è una donna incinta che si uccide buttandosi nel Tamigi. Già era bianca di suo, ma una volta morta viene portata a casa del dottor Nappi (tale e quale a Goblin) che avendo visto tutte le repliche di Medicina 33 impianta il cervello del bambino nel corpo della donna (e che ce vole!). Tempo di una scarica elettrica che ecco Valentina, una ragazza dai comportamenti infantili che sta sempre a ciucciasse il dito.
Un giorno, grazie alla scoperta della passera, neanche il tempo di toccarla che inizierà a pronunciare la vocale “AAAAA”. Poco alla volta la giovane bricconcella si aprirà a tutte le posizioni del Kamasutra grazie a Bruce Banner, che sta sempre incazzato senza diventare Hulk mentre Valentina inizia a scoprire il mondo, la semplicità degli uomini che pensano solo a ficcà fino a capire che lavorare dentro un bordello e farsi chiamare Valentina Nappi non è poi tanto male.
In una società piena di regole c’è una donna che sviluppa il suo percorso di emancipazione intorno a uomini dediti al “controllo” e che non la capiscono mai a pieno; alla ricerca del sé grazie a un lato bambinesco senza filtri e traendo dalla sessualità una crescita personale che la identificherà come individuo libero, cosciente di portare avanti le proprie scelte in un mondo pieno di povere creature.
Quelle che lei guarda attraverso i suoi occhi di ghiaccio, talmente belli che sembrano da favola, ma troppo freddi per scaldare il cuore di chi adesso metterà un punto a queste righe.
Voto 6.8/10
Mklane
Il loro albo d’oro, parole non prettamente cinematografiche ma che nel caso specifico rendono l’idea, ci ha mostrato come la Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e il Festival di Cannes abbiano parametri molto diversi per l’assegnazione del miglior film: tradizionale il primo, sperimentale il secondo. Ecco, quest’anno, che potremmo definire la classica eccezione che conferma la regola, è successo proprio l’opposto con Anatomia di una caduta, prodotto seppur ben fatto, molto lineare, trionfatore in terra francese e Povere Creature!, che di convenzionale ha poco o nulla, incoronato in laguna.
L’ultima fatica di Yorgos Lanthimos (altro nome dopo quello di Chamalat che non riuscirò mai a pronunciare bene) è, infatti, fuori dai classici schemi narrativi risultando in molti frangenti spiazzante, cervellotico e simbolicamente (ma anche visivamente) estremo. Se questi sono dati oggettivi, nessuno potrà mai dire il contrario, la soggettività riguarda la percezione della storia e dei suoi messaggi. E questo non tanto per quello finale, se non avete visto il film fermatevi, abbastanza palese riguardo l’insita sofferenza, disillusione e cinismo dell’uomo una volta raggiunta la conoscenza e persa quindi, la spontaneità e la spensieratezza, quanto su quelli intermedi che sono veramente tanti. Tra questi quelli che più di altri trovo gestiti meglio cito: la pesantezza dell’esperienza, il diverso carico dei filtri emotivi, la soggettività emozionale che porta una persona a essere a volte più statica e altre maggiormente in divenire, la sessualità come istinto primordiale e spesso come parametro sia di giudizio che di felicità e di come noi come esseri umani non siamo altro che la sintesi tra corporalità e cervello. Soprattutto quest’ultima, ovviamente non si nega la variabile esperienza, diventa quasi il fulcro dell’ultima parte, come a simboleggiare l’esistenza estrema di simbiosi tra attitudini dirette e di discendenza. Il classico detto: la mela non cade mai lontana dall’albero.
Detto questo, e andando a chiudere, Povere Creature! Non è un film immediato, scava con le ore e a mio avviso necessita di più di una visione per rendere pienamente per quello che voleva. Ciò non toglie che è un ottimo film anche se, dal mio punto di vista, non tra i migliori dell’anno se non altro perché il tema centrale non è cosi originale come si crede (altre storie l’hanno toccato) e la parte visivo/concettuale colpisce molto più all’inizio che alla fine.
Ultime righe, una d’obbligo e una di pura questione dialettica, sull’utilizzo del bianco e nero prima e il colore dopo e la prova di Emma Stone, appena insignita del premio Oscar come migliore attrice. Il primo è completamente inutile, non c’è una vera motivazione, la seconda per evidenziare l’enorme bravura dell’attrice, nonostante, devo dirlo, sia agevolata da un personaggio che aiuta a far esaltare la prova attoriale, il contrario, tanto per capirci, da quello interpretato (rimanendo in tema candidature) da Lily Gladstone, in sottrazione, in Killers of the Flower Moon.
Voto 7.1/10
Jonhdoe1978
Tratto dal romanzo omonimo di Alasdair Gray, il settimo film di Yorgos Lanthimos offre uno sguardo avvincente e divertente su libere associazioni senza morale, senza però cadere nell’immoralità.
Povere creature! emerge come una straordinaria mescolanza di bianco e nero e colori saturi, ambientato in un’Europa gotica e steampunk. La storia di Bella Baxter (Emma Stone), creatura nata dal corpo di una giovane donna suicida ed il cervello del feto che portava in grembo, da un banale soggetto in cui non si può non rivedere il più popolare Frankenstein, si trasforma col passare dei minuti in un racconto sulla lotta per la liberazione morale e sessuale della donna, nel corso dei secoli.
Godwin Baxter (Willem Dafoe), il suo creatore, rappresenta (per l’appunto) un grottesco Dott. Frankeinstein abusato dal padre, incapace di distinguere tra conoscenza e amore. Bella, costretta a nascere orfana, si emancipa attraverso la scoperta del piacere e del dolore (più piacere che dolore), incarnando una moderna e femminista Pinocchio. Il film affronta il tema del corpo e della soggettivazione femminile con leggerezza, senza cadere nel moralismo e trasformando la passività in attività.
In Povere Creature! prevale un inno alla libertà e alla diversità, pur mantenendo la perversione sullo sfondo come tentazione costante. Il percorso di Bella rappresenta un’evoluzione verso una nuova vita e luce, contrapposta alla morte che permeava i primi film di Lanthimos. Il cinema del regista greco continua ad osservare i personaggi all’interno di sistemi chiusi e governati da leggi spietate, ma stavolta evolve verso una ricerca dell’amore e una ribellione alle convenzioni sociali.
L’uso audace di grandangoli e fish-eye e la commedia grottesca conferiscono al film una visionarietà che ricorda un po’ gli stili di Terry Gilliam e Tim Burton. La fusione tra stravaganza ed oniricità suona molto da provocazione nei confronti del sistema hollywoodiano, dimostrando che il cinema d’autore può incontrare il grande pubblico senza rinunciare alla sua identità.
Povere Creature! è una storia di grazia e disgrazia, che stimola lo spettatore a una riconsiderazione primitiva e immediata del cinema.
P.S.: Contrariamente a quanto emerso dai risultati degli ultimi Academy Awards, senza nulla togliere alla stupenda interpretazione della Stone, ma la prova di Mark Ruffalo e del suo Duncan Wedderburn meritavano un più felice esito. SU-PER-LA-TI-VO.
Voto 7.1/10
Alessandroncon2esse
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