Prima dell’Alba – Before Sunrise è il primo della splendida trilogia Before, ideata (insieme a Kim Krizan) e girata da Richard Linklater.
Jesse (Ethan Hawke) e Céline (Julie Delpy) si trovano sullo stesso treno che da Budapest va a Vienna, meta per il primo, di passaggio in direzione Parigi, per la seconda. Si conoscono e iniziano a parlare.
Esiste una sostanziale differenza tra l’aver visto questo film al momento della sua uscita e dopo che si sapesse del Sequel. Il motivo è evidente ma ne parleremo più avanti.
Prima dell’Alba parla fondamentalmente di empatia, quella naturale, incontrollabile, istintiva. Due giovani, ma ritengo che il concetto possa essere generalizzato, si conoscono e dopo pochi minuti iniziano a confrontarsi su tutto, come se fosse la cosa più normale del mondo. Non servono necessariamente mesi o anni per aprirsi con una persona, lo percepisci quasi da subito che la lunghezza è la stessa, che la lingua è la stessa. Sulla base di questo chiaro messaggio, almeno per me, i discorsi scivolano, andando a toccare qualsiasi argomento, dalla religione all’amore, dalla guerra ai teneri ricordi d’infanzia, dal sesso alle loro prospettive di vita. E questo senza nessuna difficoltà. Emblematico il fatto che la prima volta in cui dicono i loro nomi e che quindi si presentano, è dopo essere scesi dal treno, quando cioè una parte del loro io si era già toccato.
Jesse e Céline sono gli unici nomi che sentiremo in tutta la pellicola, e non poteva essere altrimenti. Il film gli gira completamente intorno, gli altri sono solo comparse, cosi come sembra essere piccola e a portata di mano una città imponente come Vienna.
Io sono fortemente convinto di una cosa, certe alchimie che troviamo sul piccolo o grande schermo non sono solo frutto di recitazione. Deve scattare quel quid fra i protagonisti, a prescindere se si parli di storia d’amore o d’amicizia.
Ci troviamo di fronte a una grande sceneggiatura, ma perché loro due l’hanno resa grande, in mancanza sarebbe stata solo una buona sceneggiatura e questo piccolo film indipendente sarebbe stato uno dei tanti. Esempio lampante, la scena sul tram appena arrivati a Vienna, dura quasi 10 minuti, la camera è fissa su di loro e sui loro incalzanti dialoghi, sullo sfondo le strade della città che scorrono e seguono i movimenti del mezzo. I gesti sono sentiti ma soprattutto coinvolgenti, la loro affinità buca la cinepresa, in caso contrario una lunga scena del genere avrebbe ucciso il film.
Ed è grande, reale e sentita anche perché sono stati loro stessi (anche se non accreditati) a correggerla e arricchirla sulla base delle loro sensazioni man mano che le riprese continuavano.
Menzione obbligata alla scena all’interno della stanza di riproduzione dei 33 giri. Qui i dialoghi sono sostituiti dalla musica e dai loro continui movimenti alla ricerca degli occhi dell’altro, in maniera delicata, timida, quasi goffa. La trovo quasi uno spartiacque del film, un momento di riflessione, e la scelta di usare la musica per questo intento è stata sicuramente azzeccata.
Come accennato all’inizio, la percezione della fine cambia in maniera assoluta a seconda di quando si è visto questo film. Il finale è aperto, soggetto a molte interpretazioni e il nodo che ti lascia non può essere lo stesso sapendo che ci sarebbe stato un sequel.
Si mitigano quel misto di inquietudine e speranza che né condiscono gli ultimi istanti.
Prima dell’alba è un film che cerca (e trova) tutta la sua vena romantica andando contro quello che è lo stereotipo del genere, ovvero il tempo. Per conoscersi serve tempo, per parlare serve tempo, per amare serve tempo, per aprirsi serve tempo, per fidarsi serve tempo.
Bene, il film si sviluppa in sole 24 ore e rende credibile e veritiero ogni sentimento… ed è questa la sua forza.
Jonhdoe1978
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