Nome: Annie Wilkes
Segni Particolari: Non tollera le parole volgari
Attività: Infermiera premurosa in pensione
Periodo di attività: 1987 (Libro) – 1990 (Cinema) – 2018 (Serie TV)
Robusta, sulla mezza età, struccata, amante della solitudine, credente, appassionata di romanzi d’amore, emotivamente instabile ed affetta da un pizzico di disturbo bipolare, che la fa passare dall’amorevole gentilezza alla malvagità più efferata in pochissimi secondi, anche per futilissimi motivi.
L’ex infermiera in pensione Anne Marie Wilkes, detta “Annie”, è a buon diritto uno dei Villain più oscuri ed inquietanti della storia del cinema e della letteratura, al punto da occupare stabilmente il 17° posto nella classifica dei 50 Migliori Cattivi del Cinema Americano, stilata dall’American Film Institute.
Nata dalla penna del “Re del Brivido” Stephen King come protagonista del suo romanzo Misery, è stata poi spaventosamente tramutata in carne ed ossa dall’attrice Kathy Bates nell’omonimo film diretto da Rob Reiner, in una delle migliori e più riuscite trasposizioni da carta a pellicola dei romanzi di King.
La depressione, il suo morboso attaccamento allo scrittore Paul Sheldon (James Caan) e la sua ossessiva ammirazione per il personaggio protagonista dei suoi romanzi, la portano ad immedesimarsi nell’eroina e a fantasticare su un platonico amore con lo scrittore, ma anche a compiere a sangue freddo atroci crudeltà non appena appresa la notizia della decisione di Sheldon di far morire la protagonista della sua saga preferita. Ed il tutto, ovviamente, nella convinzione di agire nel bene.
Ciò che rende meravigliosamente affascinante questo personaggio, oltre alla magnifica interpretazione della Bates che le valse l’Oscar come Miglior Attrice, è che risulta così paurosamente reale e verosimile. Annie Wilkes non è un’antesignana Stalker o Fangirl dei nostri tempi.
Oltre agli indiscutibili vantaggi, l’esposizione mediatica derivante dal successo può spesso portare a situazioni rischiose. Essere considerati un “personaggio pubblico” tramuta l’intimità e la privacy dello stesso a qualcosa di ininterrottamente discutibile e soggetto ad opinioni e critiche ed anche una mezza risposta sbagliata, o un accenno di reazione male interpretata, possono avere conseguenze infernali. La Wilkes, così come un fan oltremodo ossessionato con il suo idolo, non è innamorata di Sheldon “persona”, bensì dell’immagine idealizzata di lui che ha partorito nella sua testa.
Vi ricorda qualcosa? Forse quello che è successo a John Lennon, per mano del suo più grande ammiratore Mark David Chapman, può essere un esempio alquanto esplicativo del perché il personaggio della Wilkes ci inquieta per il suo realismo. Chiamala scema Mina.
Alessandrocon2esse
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