
TITOLI DI TESTA: Se sanguina… lo potemo ammazzà
TRAMA: quello di prima è un vecchio detto popolare tra cinghialari abruzzesi e mercenari intergalattici che te fa capì de che stamo a parlà! Predator, quello vero, quello co’ Arnoldo Schwarzenegger che gira mezzo film coperto de fango e l’altra metà co i muscoli oliati che brillano come un branzino all’olio de cocco.
Un film che è entrato dritto nella leggenda (e nella mia adolescenza) a colpi de mitragliatrice e urli gutturali, senza mai perde un grammo de ignoranza. La trama? Te la dico a strigne: una squadra di marines così grossi che quando entrano nella giungla, la giungla se allarga da sola, parte per una missione di recupero ostaggi in Centro America. Solo che lì, tra rami, foglie e scimmie con la diarrea, non c’è solo er nemico umano… ma c’è LUI: un alieno invisibile, dotato de visore a infrarossi, cannoni al plasma, artigli, cerbottana, rastrelli per er barbecue e un portachiavi della BMW che fa bip bip.
Er Predator è un essere coatto de un’altra galassia (ma sei giri l’angolo sei a Tor Bella Monaca) una specie de scout interstellare con la passione per la caccia estrema, tipo quelli che vanno a pesca co a dinamite. E l’estetica? Roba che manco Rick Owens sotto acidi: dreadlocks rasta, mandibole da granchio impazzito, e tecnologia che pare uscita da MediaWorld nel 3050. A momenti c’ha pure i miniciccioli integrati.
Uno a uno, i marines de elite fanno tutti na finaccia. E qui c’è Apollo Creed, alias Carl Weathers, che dopo avé perso contro Ivan Drago pensava d’esse pronto… e invece perde pure con Predator, che je fa volà er braccio come se fosse ‘na coscia de pollo. E mentre tutti cadono come birilli, Arnoldo capisce che se deve tornà ai fondamentali: spogliasse, urlà come un indemoniato, e usa er fango come scudo mimetico. Perché a n’certo punto, Arnold se ricorda de avè girato Commando. E lì scatta l’ignoranza vera.

“Sta mano po esse foco…”
Torcia de legno (un ramoscello preso in prestito dall’albero che porta in grembo in Commando) costruisce trappole come McGyver strafatto de steroidi, e sfida er Predator in uno scontro finale che è poesia visiva. Un 1 contro 1 senza mitra, senza laser, solo cervello, cinghie e tanta, ma tanta, voglia de sopravvive.
E pensare che sta creatura meravigliosa, in origine, doveva esse interpretata da Jean-Claude Van Damme vestito da aragosta spaziale. Te immagini? Na specie de cocktail de mare con i calci rotanti. Meno male che l’hanno cacciato e ce hanno messo Kevin Peter Hall co’ er costumone serio, perché sennò staremmo ancora a ride.
TITOLI DI CODA: Predator è un cult perché nun c’ha fronzoli: la trama è dritta come ‘na bastonata, la tensione è altissima, e ogni personaggio — pure quello che dice tre parole — te rimane in mente come una bestemmia urlata in chiesa. C’è tutto: action, horror, macho power, sangue verde acido, grida che parono tutti e coltelloni rubati a Rambo.
Finale co esplosioni, cazzotti, ruggiti, Arnold che vince l’invincibile e Predator che se fa saltà pe aria come un kamikaze col dottorato. Insomma, Predator è la bibbia dell’ignoranza epica, il vangelo dei tamarri, il sogno bagnato dei maniaci del testosterone. E se non l’hai visto… allora sei te che meriti er raggio al plasma ner petto. Da lì ha preso il via una saga fatta di alti e bassi, ma qui parliamo di un apice che risulta ancora altissimo e irraggiungibile.
EXTRA: ma volta so stato co un Predator…nun è durata come un film ma un paio d’anni!
Mklane
Ti è piaciuta la recensione? Allora facce er favore e seguici anche su Instagram e Facebook
Potrebbero interessarti Predator 2, Prey, Predator: Killer dei Killer, Predators


Lascia un commento