Le avventure del maresciallo (ora cavalier) Antonio Carotenuto proseguono con Pane, amore e…, passando dalle mani di Luigi Comencini a quelle di Dino Risi.
Questo terzo capitolo della saga introduce, rispetto ai precedenti Pane, amore e fantasia e Pane, amore e gelosia, cinque sostanziali cambiamenti: il già anticipato avvicendamento in cabina di regia, con il passaggio del testimone da Comencini a Risi; lo spostamento della location dall’immaginaria abruzzese Sagliena alla campana Sorrento; la sostituzione della protagonista femminile, con l’avvento di Sophia Loren che sostituisce Gina Lollobrigida; l’utilizzo del colore e, tra le primissime pellicole a farlo in Italia, l’uso del formato Cinemascope.
Risi, regista con un’idea di cinema ben precisa ed un gusto per la messa in scena già personale, segue con efficacia il percorso tracciato dal suo predecessore, distaccandosi dal passato quanto basta e, da bravo conoscitore del pubblico, lavora per inaugurare un nuovo corso senza deludere i vecchi ammiratori della saga e mantenere un legame con la tradizione del cinema italiano dell’epoca, pur non rinunciando a quel briciolo di modernizzazione che ha sempre contraddistinto il suo percorso cinematografico.
Rispetto ai precedenti film di Comencini, il registro scelto da Risi è palesemente più frivolo, ma non per questo meno efficace. Si avverte un po’ di mancanza della Bersagliera della Lollobrigida, anche probabilmente per il rimaneggiamento dell’intero Cast, ma la nuova location e la Loren riescono col passare dei minuti a donare brio ad uno script troppo simile, per dinamiche, ai suoi predecessori che rischiava seriamente di mostrare segni di stanchezza.
La trasferta sorrentina regala infatti nuova linfa al vecchio schema. Se a livello di intrigo anche in Pane, amore e… siamo ancora al medesimo canovaccio in cui l’iniziale invaghimento di Carotenuto per una giovane che, alla fine, verrà spinta dalle sue avances tra le spalle del “legittimo” pretendente, la maggiore articolazione narrativa, il coinvolgimento di personaggi impensabili nel piccolo paesino di Sagliena (vedi la turista svedese Erika, interpretata da Yoka Berretty), un maggiore utilizzo di ambienti differenti, la fotografia a colori firmata da Giuseppe Rotunno ed il tono ancora più disteso e rilassato, finiscono per “nascondere” efficacemente la reale debolezza del soggetto iniziale.
Vittorio De Sica nei panni di Carotenuto è ancora una volta straordinario ed è l’unico legame con gli episodi precedenti, insieme alla spassosissima e sempre più presente domestica Caramella, interpretata da un’enorme Tina Pica. Se possibile, riesce a dimostrare ancora di più il suo atteggiamento autoironico, come quando il suo personaggio allestisce, da vero regista, la sceneggiata che porterà al lieto fine.
La Loren, anche se più esuberante e meno “genuina” dell’eterna rivale, dona alla sua pescivendola Sofia Cocozza “La Smargiassa” una sua sensuale e prorompente leggerezza che la pone, esclusivamente dal punto di vista recitativo, un gradino al di sopra della Lollobrigida.
E la pellicola trova beneficio complessivo anche dall’introduzione di altri caratteristi, come quello dell’ottimo Mario Carotenuto, mattatore assoluto della pellicola che interpreta don Matteo, il prete fratello di Carotenuto; o come quello della bravissima attrice di formazione teatrale Lea Padovani nel ruolo della “timorata” donna Violante Ruotolo, in pratica la sostituta di Marisa Merlini; o ancora quello di Antonio Cifariello, nella parte del ragazzo della Loren Nicolino…non certo un grande attore, ma di certo preferibile al legnoso Roberto Risso.
Ma il merito maggiore da assegnare a Risi e al suo Pane, amore e… è quello di aver fissato nella mente dei cinefili numerose scene da ricordare e, nell’immaginario comune una scena in particolare rimasta nella storia: quella del sensuale ballo tra la Loren e De Sica, accompagnati dalle note di Mambo Italiano. Meno di due minuti di girato che vanno oltre ad una semplice scena e che si sono tramutati in una vera e propria ventata di freschezza cinematografica. Un momento divenuto emblema del cinema italico nel mondo. Come scrive parlando del film il social media manager di Netflix, piattaforma dove Pane, amore e… è l’unico della saga ad essere riuscito ad approdare, è “Probabilmente la cosa più italiana che si sia mai vista, per ambientazione, canzone e protagonisti scelti.”
Una pellicola che prefigura già il superamento della stagione del neorealismo rosa inaugurato da Comencini e l’approdo alla commedia all’italiana, di cui (non a caso) Risi sarà uno degli esponenti di punta.
Alessandrocon2esse
Ti è piaciuta la recensione? Seguici anche su Instagram e Facebook
Lascia un commento