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Adolescence (2025) di Alessandrocon2esse

Contrassegnato con: Adolescence, Adolescence Recensione, Recensione Adolescence

Adolescence Interna

Con Adolescence, Netflix propone una miniserie che, nei suoi quattro episodi, si muove agilmente tra generi e temi di grande impatto. Un dramma poliziesco, un’indagine sulla rabbia giovanile e sul cyberbullismo, una riflessione sul sistema scolastico britannico e un thriller psicologico: tutto si intreccia in un’unica storia, quella di Jamie Miller (Owen Cooper), un tredicenne accusato dell’omicidio di una compagna di classe.

Scritta da Jack Thorne e Stephen Graham e diretta da Philip Barantini, la serie utilizza un espediente tecnico tanto ambizioso quanto efficace: ogni episodio è girato in un unico piano sequenza.

Se in passato registi come Alfred Hitchcock, Orson Welles o Martin Scorsese si cimentavano sporadicamente in queste prove di stile, oggi la tecnologia ha reso il piano sequenza una scelta narrativa più accessibile, come dimostrano film quali Birdman di Alejandro González Iñárritu o 1917 di Sam Mendes, e serie televisive come The Bear. Adolescence, però, non si limita a un esercizio di stile: l’assenza di tagli amplifica il senso di claustrofobia e di ineluttabilità, rendendo lo spettatore parte di un incubo da cui non può fuggire.

La regia di Barantini e la fotografia di Matthew Lewis sfruttano questa tecnica per immergere il pubblico nella vicenda in modo totalizzante. Dal momento in cui i detective Luke Bascombe (Ashley Walters) e Misha Frank (Faye Marsay) fanno irruzione nella casa di Jamie per arrestarlo, la macchina da presa non concede tregua: ogni movimento, ogni sguardo è catturato senza possibilità di montaggio, senza possibilità di sfuggire alle emozioni crude e autentiche dei protagonisti. Il momento in cui Jamie è costretto a spogliarsi per il prelievo di prove è emblematico di questo approccio: il focus non è sul suo corpo esposto, ma sul volto del padre Eddie (interpretato dallo stesso Graham), che fatica a mantenere la compostezza mentre assiste a un atto profondamente umiliante per suo figlio. Questa scena incarna il senso di impotenza che pervade tutta la narrazione, trasformando un momento di procedura investigativa in un frammento di tragedia personale.

Adolescence Interna 2

L’episodio centrale, ambientato nella scuola di Jamie, è uno dei più riusciti. Qui la serie esplora il modo in cui un istituto scolastico può diventare una polveriera pronta a esplodere: dagli insegnanti impotenti agli studenti che oscillano tra shock e indifferenza, il quadro che emerge è quello di un sistema incapace di affrontare la complessità delle emozioni adolescenziali. Un inseguimento rocambolesco tra i corridoi e il traffico cittadino spezza l’apparente immobilità della tensione, confermando come il piano sequenza possa essere usato anche per scene d’azione dall’impatto cinematografico.

Ma Adolescence non si limita al movimento fisico: nel terzo episodio infatti, la narrazione si restringe in una stanza, dove Jamie è interrogato dalla psicologa del tribunale Briony Ariston (Erin Doherty). Il confronto tra i due è un duello psicologico in cui la macchina da presa danza intorno ai protagonisti, senza mai permettere una via di fuga né a loro, né allo spettatore. Questa scelta registica rafforza il senso di oppressione, trasformando la stanza dell’interrogatorio in una sorta di prigione metaforica in cui ogni parola e ogni sguardo hanno un peso insostenibile.

Le interpretazioni sono straordinarie. Graham, noto per i suoi ruoli da duro, qui sfoggia una vulnerabilità straziante, mentre Doherty conferma la sua bravura con una performance sottile e incisiva. Ma è Owen Cooper, al suo debutto, a rubare la scena: il suo Jamie è un enigma umano che passa con naturalezza dalla fragilità alla spavalderia, dalla paura alla sfida. La sua recitazione è un perfetto equilibrio tra disperazione e rabbia repressa, rendendo il personaggio credibile e coinvolgente. La capacità di Cooper di comunicare emozioni complesse con sguardi e silenzi è uno degli elementi che danno alla serie una profondità rara.

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L’aspetto più sconvolgente della serie, tuttavia, non è il mistero dell’omicidio, ma la sua riflessione sulla banalità del male. In un’epoca in cui il pericolo non è più incarnato solo dai predatori nelle strade buie, ma anche dagli schermi luminosi nelle stanze dei ragazzi, Adolescence svela come la crudeltà possa annidarsi nelle interazioni quotidiane e nelle dinamiche di gruppo apparentemente innocue. Il bullismo, la pressione dei social media e la facilità con cui si può diventare carnefici o vittime sono tematiche centrali, trattate con una lucidità disarmante.

Un altro elemento che rende Adolescence unica è la sua colonna sonora, minimale ma penetrante.

Le musiche di Max Richter accompagnano le scene con una delicatezza che accentua la tensione e il dramma, senza mai sovrastare l’intensità delle interpretazioni. Il contrasto tra il silenzio carico di significato e i suoni ambientali, come il rumore dei passi nel corridoio scolastico o il brusio di un’aula, contribuisce a costruire un’atmosfera ipnotica e immersiva. Questa attenzione ai dettagli sonori rafforza ulteriormente l’esperienza dello spettatore, rendendo ogni scena più incisiva e carica di tensione.

La serie riesce anche a sollevare interrogativi profondi sul ruolo della famiglia e della società nell’educazione dei giovani. Il rapporto tra Jamie e suo padre Eddie è un nodo cruciale della narrazione: da un lato c’è l’amore incondizionato di un genitore che vuole credere nell’innocenza del figlio, dall’altro c’è la consapevolezza di un uomo che ha visto abbastanza del mondo per sapere che non esistono risposte semplici. Il senso di impotenza che avvolge Eddie è speculare a quello della madre di Jamie, Lisa (Jodie McNee), il cui dolore si manifesta in modi meno espliciti, ma altrettanto devastanti.

Il finale lascia un senso di vuoto quasi insopportabile, con la famiglia Miller costretta a fare i conti con l’irrimediabilità degli eventi.

Adolescence Interna 4

Nonostante la breve durata (poco meno di 4 ore in totale) non è una serie facile da guardare, ma è una delle più potenti dell’anno. Per la sua audacia tecnica, la profondità dei temi trattati e la forza delle interpretazioni, la miniserie di Barantini è destinata a lasciare il segno…ci metto la mano sul fuoco.

Perché Adolescence non è solo una miniserie, ma un’esperienza emotiva e viscerale che ci costringe a guardare negli occhi la realtà dell’adolescenza contemporanea. Il suo realismo brutale e la sua estetica innovativa fanno di questa produzione un punto di riferimento per il genere drammatico e psicologico.

La sua storia ci sbatte in faccia, con un episodio che “statisticamente” è molto più vicino a noi di quanto si possa immaginare, che il confine tra vittima e carnefice può essere labile e che, spesso, la violenza e la sofferenza non hanno una sola direzione.

Adolescence ci ricorda che crescere può essere un percorso doloroso e che, quasi sempre, la giustizia non basta a colmare il vuoto lasciato dall’ingiustizia.

Alessandrocon2esse

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Adolescence

Adolescence
8.7

Valutazione Complessiva

8.7/10

SCHEDA

  • Ideatore: Jack Thorne, Stephen Graham
  • Puntate: 4
  • Durata puntate: 50'-65'
  • Genere:

Interazioni del lettore

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