Dopo il successo di Ted nel 2012, l’ irriverente nerd Seth MacFarlane torna dietro la macchina da presa e non solo. Con Un milione di modi per morire nel West, MacFarlane smette di nascondersi dietro ai demenziali personaggi de I Griffin e American Dad, getta via la maschera dello sboccato orsacchiotto di peluche e si cimenta in prima persona nel ruolo del protagonista Albert Stark, oltre a firmare sceneggiatura, regia e produzione.
In un polveroso e cattivissimo West Arizona del 1882, definito dagli stessi protagonisti del film “Un enorme cesso di disperazione” e mooooolto simile come ambientazione al terzo capitolo di Ritorno al futuro di Robert Zemeckis, si sviluppa il secondo lungometraggio del poliedrico statunitense.
Il risultato finale, senza troppi giri di parole, risulta comunque godibile…ma lascia un retrogusto amaro sulla lingua.
Alla fine dei (troppi) 116 minuti di pellicola, si staziona per un po’ con uno strano ghigno sul volto, frutto delle risate strappate a colpi di volgarità e qualche splatter a sorpresa qua e la, alla fine di tutto non resta praticamente nulla.
La trama è banale…estremamente banale, al punto da far risultare sprecato il ricchissimo Cast ingaggiato dalla produzione: Charlize Theron, Liam Neeson, Neil Patrick Harris, Giovanni Ribisi, Amanda Seyfried e Sarah Silverman. A questi vanno poi aggiunti gli stellari camei, utilizzati per pochissimi secondi per dar vita a citazioni e riferimenti, tanto care a MacFarlane e che ormai ne denotano lo stile: Christopher Lloyd, Jamie Foxx, Ewan McGregor e Ryan Reynolds (quest’ ultimo nemmeno accreditato).
Una parodia sul genere, imbottita da ogni tipo di cliché di cui questa tipologia di film necessita, a partire dal duello con le pistole, fino ad arrivare alla scazzottata nel saloon, passando per ogni tipo di liquido fisiologico di nostra conoscenza. Una centrifuga di sfrontatezza che a volte fa breccia ed altre volte si perde nella palese e pretestuosa fretta di arrivare alla battuta o alla gag successiva.
A differenza dell’ ottimo precedente lungometraggio, Un milione di modi per morire nel West somiglia di più ad un “cantiere aperto”. Anche in Ted il protagonista John Bennet, interpretato da Mark Wahlberg, era un pesce fuor d’ acqua…uno nel posto sbagliato, al momento sbagliato e nel periodo sbagliato, in cerca di riscatto e con la voglia di togliersi di dosso l’ etichetta di “perdente”, ma il divario fra le due sceneggiature è talmente ampio che quasi non sembrano figlie dello stesso padre.
Mai come questa volta, sento il bisogno di dover credere in quel detto che vuole che “Non c’è due senza tre”. Devo farlo. Perché il talento di MacFarlane è indiscusso…e sarebbe troppo triste pensare che sia già in fase calante.
Alessamdrocon2esse
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