
Al casting per il ruolo del piccolo Danny Torrance, il bambino possessore della “luccicanza” di Shining, film del 1980 dell’anticonvenzionale regista Stanley Kubrick, si presentarono oltre 5000 ragazzini.
Danny Lloyd, durante il suo provino, colpì particolarmente il regista statunitense improvvisando con il movimento dell’indice della mano sinistra, i momenti in cui a suggerirgli le parole era l’amico immaginario Tony, ma i realtà non fu lui la sua prima scelta. Kubrick aveva scelto per la parte Cary Guffey, il bambino già visto in Incontri ravvicinati del terzo tipo di Steven Spielberg. I genitori del ragazzo rifiutarono l’offerta a causa del macabro soggetto del film ed il ruolo andò quindi a Lloyd.
Siccome al tempo delle riprese Lloyd era appena un bambino e non aveva mai girato un film prima di allora, Kubrick si mostrò altamente protettivo nei suoi confronti, al punto di non permettergli di sapere che nel film ci fossero cascate di sangue e vecchie in decomposizione nude.
Per tutta la durata delle riprese, il piccolo Lloyd ha avuto l’impressione che il film in cui era stato coinvolto fosse una pellicola dramma. Solo sette anni più tardi, quando ormai tredicenne gli fu mostrata una versione “leggera” del film, ha poi realizzato la verità. Non gli è stato concesso di guardare la versione integrale della pellicola fino all’età di 17 anni, più di un decennio dopo la realizzazione.
Infatti, nella scena in cui vediamo Shelley Duvall (che interpreta sua madre Wendy Torrance) che scappa per i corridoi dell’Overlook Hotel tenendo in braccio Danny, la Duvall in realtà tiene fra le braccia una bambola a grandezza naturale del bambino, fatta realizzare dallo stesso Kubrick per evitare di coinvolgere Lloyd in una scena così viscerale.
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