
Rocky Balboa (Sylvester Stallone) si è ormai ritirato dal pugilato. Il suo ex rivale (ormai miglior amico) Apollo Creed (Carl Weathers) gli propone di aiutarlo ad allenarsi, dopo aver patriotticamente accettato il guanto di sfida lanciato dall’ Unione Sovietica agli Stati Uniti attraverso il temibilissimo pugile russo Ivan Drago (Dolph Lundgren), dando vita ad una vera e propria “Guerra Sportiva”.
Nonostante non ci sia alcun titolo in palio, l’ incontro termina tragicamente per Apollo, massacrato sotto i mortali colpi della montagna russa. L’ episodio porterà Rocky a decidere di sfidare Drago in un incontro in Russia la sera di Natale, con l’ unico desiderio di vendicare la morte dell’ amico.
Prima di andare a dire la mia su questo film, devo precisare che data la sua data di uscita nei cinema, è stato il primo episodio della saga che ho visto, di cui mi sono innamorato e che mi ha portato a scoprire la poesia del primo e del secondo film. Per farla breve: il giudizio finale è palesemente “macchiato” dal valore affettivo che nutro per Rocky IV.
Detto ciò, rinnovo (non con poche difficoltà) quello che avevo già detto per Rocky III e cioè che anche questo capitolo non ci regala nulla di nuovo dal punto di vista della struttura: prima parte dedicata alla caduta del protagonista e seconda parte totalmente incentrata sulla rivincita dello stesso. Ma questo ormai lo sa anche Stallone…che infatti decide di ridurre al minimo i dialoghi dal momento della morte di Apollo e di lasciare che siano pochissime frasi (alcune diventate celebri) e soprattutto la colonna sonora ad accompagnarci all’ epilogo finale, il tutto accompagnato da un montaggio serratissimo (quasi da Spot TV) per non far calare il ritmo.
Stallone è diventato effettivamente bravo. Ha capito che il suo personaggio non può più raccontare piccole storie di periferia, ma può permettersi di cavalcare la fama mondiale che lo ha ormai abbracciato da tempo ed attraversare l’ Oceano per trattare, a nome degli Stati Uniti, il tema della “Guerra Fredda” direttamente a casa dei nemici…ovviamente a suon di cazzotti. Praticamente è come se Stallone avesse miscelato in un unico personaggio i suoi due ruoli più iconici, amalgamando l’ appeal che Rocky ha sulla gente alla rabbia contro il mondo di Rambo.
A confermare tutto questo (e che quindi non sono soltanto vaneggi di un povero coglione) è il record di incassi: non solo quello interno riguardante la saga, ma resterà per ben 24 anni, con circa 300 milioni di incasso, il film a “Tema Sportivo” più proficuo dal 1985 fino al 2009…quando sarà battuto The Blind Side di John Lee Hancock.
Questa pellicola è nata in tutto e per tutto per arrivare dritta allo stomaco dello spettatore…e ci riesce benissimo. Per farlo utilizza qualsiasi arma a sua disposizione, fra cui ne emergono principalmente tre:
– Il tema della “Guerra Fredda”: trattando il contrasto all’ oppressione Sovietica in pieno “Regime Reagan” e caratterizzando i russi con atteggiamenti quasi da robot, in un confronto fra uomini e macchine che viene chiuso con l’ invito a sotterrare l’ ascia di guerra durante il discorso finale ai microfoni di tutto il mondo (in cui Rocky è avvolto in una bandiera a stelle e strisce), alla fine del quale si alza in piedi ad applaudire ADDIRITTURA Gorbaciov;
– La maniacalità di Stallone: l’ attore Dolph Lundgren ha di recente dichiarato di ricordare (nonostante l’ avanzata età) ancora numerosi passi delle coreografie dell’ incontro finale. Questo perché Stallone (per i motivi riguardanti il ritmo già citati in precedenza) ha preteso di ripetere fino alla nausea tutti i movimenti prestabiliti, arrivando addirittura ad essere costretto ad un ricovero di più di una settimana in terapia intensiva, dovuto ad un colpo al costato ricevuto da Lundgren, al quale aveva chiesto (per le riprese dei primi round) di colpirlo per davvero…in modo da rendere l’ incontro il più realistico possibile;
La colonna sonora: nonostante l’ assenza di Bill Conti, impegnato con la composizione delle musiche per Karate Kid, uno straordinario mix fra i successi dei precedenti episodi e nuovi capolavori (Hearts on fire, Burning Heart e No easy way out) ha reso questa colonna sonora fra le più indimenticate della storia del cinema. Sfido chiunque abbia mai fatto sport e legga questo articolo a dichiarare di non aver mai avuto nella sua Playlist di accompagnamento uno dei sopracitati titoli. Tu? Stai mentendo.
Insomma, prima di essere denunciato per sequestro di lettore, chiudo dicendo che A MIO MODESTISSIMO PARERE, con la chiusura della “Guerra Fredda” si chiude anche la saga di Rocky…recensirò i restanti (osceni) capitoli seguenti solo perché costretto dai miei colleghi, a cui voglio un po’ meno bene di prima…voglio che sia chiaro. Immancabili però, come da tradizione, qualche piccola curiosità che spero non fossero già di vostra conoscenza:
– Così come successo per i primi capitoli della saga, dove Stallone si era tante volte ispirato a reali incontri di pugilato (soprattutto a quelli di Chuck Wepner), questa volta ha “rubato” quella che poi è diventata una frase icona del film, ossia “Ne vedo tre di quello lì…colpisci quello di mezzo”. La frase fu detta da Max Baer durante un incontro con Max Schmeling del 1933, mentre veniva assistito al suo angolo dall’ ex campione Jack Dempsey, il quale in tutta risposta gli consigliò di mirare al centro. Baer vinse l’ incontro al decimo round per K.O.
– Gli effetti sonori derivati dai pugni che i pugili si scambiano sul ring, sono in realtà completamente originali. Questa caratteristica, finora utilizzata solo per la realizzazione di questo film, lo rende ancor di più una rara perla per il suo genere.
– Con soli 91’ minuti di durata, Rocky IV resta il più breve di tutti i film della serie, anche se il taglio originale di Stallone del film durava circa un’ ora in più.
Alessandrocon2esse
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