Gli obiettivi principali dei classici Disney, ma la considerazione potrebbe estendersi a tutte le sue produzioni, erano e sono sostanzialmente tre: intrattenere con momenti più o meno leggeri i più piccoli, trovare nell’ambito della narrazione, senza minare il punto precedente, spunto anche per i più grandi (cosa questa che soprattutto negli ultimi anni è stata molto sviluppata) e soprattutto condividere e trasmettere una morale e un messaggio particolare e/o generale quale conseguenza di premessa e sviluppo. Se manca uno di questi elementi, a prescindere da intensità e riuscita, non si può più parlare di classico Disney.
Pinocchio è magia, Pinocchio è speranza, Pinocchio è sogno, Pinocchio è seconde possibilità, Pinocchio è errori e rimedi, Pinocchio è lo specchio della vita e dei suoi intrecci, Pinocchio è amicizia, Pinocchio è sacrificio, Pinocchio è amore. Se questo vale per il film del 1940 non vale per nessuno di questi punti per quello in questione.
L’inutile e per certi versi inspiegabile operazione rifacimento live action di tutti i classici Disney trova in questo titolo il suo punto più basso, non riuscendo in nessun modo, neanche lontanamente, a ricreare quella bolla sentimentale e appagante del suo genitore. Pinocchio 2022 è scollato, freddo (se non in rarissimi casi) e non riesce mai a trasmettere quel senso di perdita, ricerca e complessità spirituale insita nel racconto dell’epoca. La CGI è per molti tratti disturbante, la differenza tra i personaggi creati cosi e gli attori è nuovamente (come già accaduto) troppo marcata, dando cosi l’impressione di vedere universi sfalsati e di conseguenza lontani. Alcuni dei personaggi principali, il gatto e la volpe, duo cardine della storia, divenuti poi fenomeno sociale e linguistico, spariscono quasi subito, quasi fossero una macchietta irrilevante. Stessa cosa per Mangiafuoco, sostituito da una figura femminile, sua dipendente, impalpabile, e Lucignolo che se non se ne conoscesse la storia, non ci si ricorderebbe neanche del nome. Insomma tutti si appiccica grazie al ricordo e a quello provato, non a quello che si vede.
Prima però, di analizzare il vero disastro di questo film, c’è una cosa che mi preme sottolineare. Personalmente credo che ormai il problema sulla discriminazione sia sfuggito di mano e che invece di sottolineare la COMPLETA UGUAGLIANZA di persone di colore e/o estrazione diversa la si voglia sottolineare, marcando cosi le differenze. Fare interpretare la fata Turchina (Cynthia Erivo) da una donna di colore è una forzatura storica inutile e a mio avviso ingiustificata. Il racconto originale, e il film lo segue fedelmente, da delle descrizioni fisiche precise, perché modificarle dando cosi un metro di paragone che non servirebbe? E’ come se Mulan o Tiana de La principessa e il ranocchio fossero interpretate da una scandinava…sarebbe un’altra follia, una stortura concettuale e di trama non richiesta. Almeno i film dovrebbero semplificare le problematiche sociale, cosi si ottiene, sempre a mio avviso, il risultato opposto. Un bambino, ma vale per chiunque, dovrebbe dare per scontato e NATURALE che ogni uomo è uguale a prescindere da pigmentazione, lingua o costumi, marcarlo e da dare dei termini di paragone all’interno di una stessa trama è uno sbaglio e riesca di diventare esso stesso motivo di discriminazione.
Detto questo, veniamo alla vera catastrofe di questo film (da qui spoiler): la fine. Se tu produzione rivendi questo film come rifacimento del classico Disney e sin dalla premessa segui passo dopo passo la storia originale come ti può venire in testa di lasciare Pinocchio un burattino e non trasformalo in bambino?? Tutta la morale sta li!! Senza questo passaggio il percorso è monco, senza messaggio, senza speranza, senza sogno, senza voglia di emulazione e partecipazione. Hai voluto aggiungere qua e la qualche scena, vedi il paese dei balocchi, va anche bene, ma hai l’obbligo di fermarti li. Perché al di la delle licenze narrative, vedi la balena che si trasforma in un mostro marino, che possono piacere o no, non puoi stravolgere il senso generale. Uccidi tutto quello che Pinocchio è stato, che è e che sarà, e questo al solo fine di renderti originale? Se questo era lo scopo scrivi un’altra storia, non vendermi il rifacimento di un sogno che conosco per poi cancellarlo senza pietà.
Recentemente ho scritto che Tom Hanks non ha quasi mai sbagliato un film, esaltandone la capacità interpretative e camaleontiche. Ecco ora posso dire che ne ha sbagliato uno. Il suo Geppetto è impalpabile e paga, ovviamente, tutta la bruttura e l’inutilità di questo titolo.
Dispiace associare questo film a Robert Zemeckis, regista che amo moltissimo. La sua colpa non si ferma solo per aver deciso di girarlo ma di averne persino scritto la sceneggiatura, alla fine vera colpevole di questo fallimento totale. Io non so cosa ha spinto la Disney a iniziare queste operazione remake, non stanno facendo altro che allontanare le generazioni che hanno vissuto gli originali e soprattutto, ancora più grave, non lasciare nulla a quelle nuove. Prima al termine del film, gli occhi sognanti si mescolavano alle sensazioni e alla voglia irrefrenabile di emulazione (si pensi a quante o quanti si sono vestiti a carnevale in uno di questi protagonisti), ora invece dopo un secondo già non gli rimane più nulla. Non lasciano armonia, non trasmettono empatia, ma soprattutto non raggiungono quel livello sospeso tra la realtà e il sogno che riempiva occhi e cuore.
Che tristezza!
Jonhdoe1978
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