• Passa al contenuto principale
  • Skip to secondary menu
  • Passa alla barra laterale primaria
Cineastio

Cineastio

⭐ Recensioni Film e Serie Tv

  • Home
  • Che cos’è Cineastio
  • Film
  • Serie Tv
  • Animazione
  • Recensioni
  • MICA LO SAPEVO…
  • Eventi e News
  • Contatti
  • I nostri Partner

Heat – La sfida (2005) di Alessandrocon2esse

Contrassegnato con: Heat - La sfida Recensione, Heat – La sfida, Recensione Heat - La sfida

Heat - La sfida Interna

Pensare ad Heat – La Sfida come la più classica delle storie poliziesca di base, quella del cocciuto poliziotto buono e dell’inarrivabile delinquente cattivo, per intenderci, è un po’ come quando ci si ritrova a chiacchierare al bar su argomenti di cui si è soltanto sentita qualche voce sparsa e si espone il proprio punto di vista argomentando per facili stereotipi: i cinesi ce l’hanno piccolo, le svedesi sono belle, ma fredde e i napoletani non hanno voglia di lavorare.

Pensare ad Heat – La sfida come il film che ha permesso a due giganti della storia del cinema di incontrarsi davanti alla telecamera, dopo essersi soltanto “accarezzati” nel 1974 durante le riprese de Il Padrino – Parte II di Francis Ford Coppola, in cui però non recitarono mai insieme per ovvie collocazioni storiografiche, non è invece sbagliato…è solo riduttivo. Ontologicamente restrittivo. Perché se in un primo momento potrebbe sembrare che quella del regista e sceneggiatore Michael Mann sia un’operazione commerciale basata sulla “sfida” tra due mostri sacri quali Al Pacino e Robert De Niro, in verità questo film è una luxury car che corre veloce. Un film d’azione essenzialmente perfetto, con scene fenomenali ed un ritmo incalzante che non scade mai.

L’opera di Mann, rielaborazione cinematografica di un progetto per la TV intitolato Sei solo, agente Vincent, non solo gode di una complessità che merita una minuziosa analisi in tutti i suoi strati (che spesso separano un buon film da un ottimo film), ma rientra tra le pellicole più convincenti degli anni ’90 ed è stata capace di ridefinire, in una sola volta, il poliziesco, il crime-movie ed il noir.

Il film prende vita mediante una narrazione diretta che, con uno stile individuale e progressista, ci trasporta in un mondo in cui l’azione circoscrive e racconta tangibilmente i personaggi: l’irascibile e zelante detective della polizia di Los Angeles Vincent Hanna, interpretato da Pacino e l’esperto e prudente rapinatore di banche Neil McCauley, interpretato da De Niro, che ha giurato di non tornare mai più dietro le sbarre. Ma ogni dettaglio possiede un peso specifico elevato, ogni sequenza sviscera e ci racconta qualcosa dell’interiorità dei due contendenti e dei loro partner.

Hanna è un detective dai modi teatrali, ma incredibilmente abile. Ha intuito ed ama il proprio lavoro, al punto da dedicargli l’intera vita, sacrificando quella privata. Due matrimoni falliti alle spalle e quello attuale in piena crisi. Il personaggio di Pacino non incarna né lo stereotipo del poliziotto perfetto, né quello del “buono”. Allo stesso modo McCauley è un freddo rapinatore professionista, anch’egli con pregi e difetti, limiti e debolezze. Non il classico cliché del rapinatore senza scrupoli e, proprio per questo, anche il personaggio di De Niro non può essere riconosciuto banalmente come il “cattivo”.

Due miti dell’Actors Studio a confronto: il primo recita in modo aggressivo e frenetico, il secondo trattiene tutto dentro, facendo trapelare ciò che di più profondo si possa intuire, puntando maggiormente sull’espressività.

Pacino giganteggia nell’impersonare un uomo in conflitto con il mondo e, soprattutto, con sé stesso. Diretto, maleducato e totalmente votato al suo lavoro, al punto che la sua stessa missione da “cacciatore di fuorilegge” sembra quasi inghiottirlo e privarlo di qualsivoglia sentimento emotivo. De Niro, visto il diverso e complesso ruolo da interpretare, risulta meno smagliante del collega, ma non per questo meno abile. Violento e giudizioso, feroce e posato, porta sullo schermo l’ossimoro del criminale/gentiluomo dalla psicologia subdola ed indecifrabile.

Oltre alle due divinità, in scena attori del calibro di Val Kilmer, Jon Voight, Tom Sizemore, Amy Brenneman, Diane Venora, Ashley Judd e una giovanissima Natalie Portman.

Il regista trasmoda dall’armonico classicismo dei polizieschi del passato, per infiltrarsi nelle sinuosità psicologiche dei protagonisti, nei lati oscuri delle loro menti e delle loro pulsioni sentimentali, scandagliando in questo modo numerosi livelli narrativi. Ci sono infatti le storie d’amore, addolcite da tradimenti e crisi coniugali, tra Hanna e la sua terza moglie Justine (Venora), McCauley e la sua compagna Eady (Brenneman) e tra lo squinternato ladro Chris Shiherlis (Kilmer) e sua moglie Charlene (Judd) e ci sono i problemi psico-adolescenziali di Lauren (Portman), la figliastra di Hanna. Tutti i personaggi di Mann hanno una dinamica importante e, solo apparentemente, i personaggi femminili rivestono un ruolo secondario. Le donne restano sì lontane dal baricentro dell’azione, ma fungono da motore direzionale delle scelte dei loro compagni.

L’intera sceneggiatura è stata elaborata e rielaborata in maniera (stavolta è il caso di dirlo) geniale da Mann, acciocché le infinite sottotrame non si adagiassero ad una trita e devota lotta tra il bene e il male, ma dessero vita ad un’altalena di violenza smisurata ed appassionate scene d’amore, in un perenne conflitto tra lavoro e vita familiare, empirico e teorico, calma ed eccitazione, estremismo e compostezza o, in due parole: Hanna e McCauley.

Il concetto di “sfida” è ovunque all’interno delle quasi tre ore della durata del film, eppure l’azione vera e propria ha un ruolo quasi subordinato e si risolve in due sole sequenze chiave…ma che sequenze però: la rapina alla Far East National Bank di Los Angeles (con conseguente sparatoria in strada) e l’inseguimento finale per il “faccia a faccia” definitivo. La prima è un concentrato di tecnica ed intensità eccelse…e non lo dico io. Christopher Nolan, per sua stessa ammissione, dichiarò che sia lui che il suo Il cavaliere oscuro devono molto a Mann e a Heat – La sfida; la seconda, epilogo a parte che non sto qui a spoilerare, è impreziosita da un favoloso utilizzo dei giochi di luce degli aerei in decollo e atterraggio, dove oltre alla regia di Mann soverchiano boriosi il montaggio di William Goldenbeg e la fotografia di Dante Spinotti.

Heat – La sfida, seppur incredibilmente senza alcun riconoscimento tangibile, si è guadagnato meritatamente il posto che gli spetta tra i classici del genere, anzi, dei generi. Un’opera colossale che ha scalato l’Olimpo delle pietre miliari del cinema, anche grazie a quel primo “incontro” in cui sia i personaggi che gli attori, hanno avuto l’occasione di conoscersi e scoprire di non essere tanto diversi tra loro, prendendo con reciproco rispetto consapevolezza del loro ruolo nel mondo, consapevoli che, prima o dopo, arriverà la resa dei conti che stabilirà vincitori e vinti.

Alessandrocon2esse

Ti è piaciuta la recensione? Seguici anche su Instagram e Facebook

Heat - La sfida

Heat - La sfida
8.6

Valutazione Complessiva

8.6/10

SCHEDA

  • Regia: Michael Mann
  • Anno: 1995
  • Durata: 170
  • Genere: Poliziesco/Thriller/Noir/Drammatico

Interazioni del lettore

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Barra laterale primaria

cineastio

cineastio

cineastio

cineastio

cineastio

cineastio

Mica lo Sapevo

  • HOME

  • FILM

  • SERIE TV

  • ANIMAZIONE

  • RECENSIONI

  • MICA LO SAPEVO…

  • CONTATTI

Leggi L'informativa privacy - Cookies Policy (UE)
COPYRIGHT 2019 by Cineastio

Cineastio
Gestisci Consenso Cookie
Per fornire le migliori esperienze, utilizziamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere alle informazioni del dispositivo. Il consenso a queste tecnologie ci permetterà di elaborare dati come il comportamento di navigazione o ID unici su questo sito. Non acconsentire o ritirare il consenso può influire negativamente su alcune caratteristiche e funzioni.
Funzionale Sempre attivo
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono strettamente necessari al fine legittimo di consentire l'uso di un servizio specifico esplicitamente richiesto dall'abbonato o dall'utente, o al solo scopo di effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica.
Preferenze
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per lo scopo legittimo di memorizzare le preferenze che non sono richieste dall'abbonato o dall'utente.
Statistiche
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici. L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici anonimi. Senza un mandato di comparizione, una conformità volontaria da parte del vostro Fornitore di Servizi Internet, o ulteriori registrazioni da parte di terzi, le informazioni memorizzate o recuperate per questo scopo da sole non possono di solito essere utilizzate per l'identificazione.
Marketing
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per creare profili di utenti per inviare pubblicità, o per tracciare l'utente su un sito web o su diversi siti web per scopi di marketing simili.
Gestisci opzioni Gestisci servizi Gestisci {vendor_count} fornitori Per saperne di più su questi scopi
Visualizza le preferenze
{title} {title} {title}