
Nome: Ellen Riplay
Segni Particolari: Un posto all’inferno
Attività: Sopravvivere
Periodo di attività: 2100-2200 nello spazio profondo
Pianeta Fiorina “Fury” 161, anno 2179. Nel momento in cui Ellen Riplay ha iniziato il suo volo d’angelo verso l’acciaio fuso e la fine, il tempo ha cominciato a scorrere più lentamente, quasi a dare la possibilità a chi la stesse guardando di prendere fiato e trovare la giusta dignità emotiva per salutarla. In quei pochi attimi la mente è tornata indietro, ripercorrendo e riassaporando i momenti salienti del viaggio intrapreso, fatto di oscurità, morte e speranza. Proprio quest’ultima, intesa nel senso di salvare sia se stessa che ogni essere vivente, è stata la molla che ha spinto ogni suo gesto insieme al bisogno vitale di togliere tale buio anche dall’anima. Perché Alien è una creatura che ti lacera dentro quanto fuori, che ha sempre avuto l’unica ambizione di prendersi tutto, di trattare ogni essere come un semplice involucro, un insieme di organi da utilizzare per poi essere buttato via come uno straccio vecchio. E nonostante la debolezza, la paura, la sensazione che la vita si stava sgretolando di fronte a un qualcosa che sembrava invincibile, lei ha continuato, centimetro dopo centimetro, stringendosi ogni volta intorno a un nuovo sogno e all’illusione di normalità. Perché lei anche al cospetto dell’essenza del male, alla distruzione, alla più totale assenza di moralità ha provato comunque ad amare, a non cancellare le virtù dell’uomo per farsi trascinare nel semplice istinto. Ed è da questo che è cominciata la sua immortalità insieme alla spersonalizzazione dell’eroe, inteso come il momento in cui è svanita la distinzione, di fronte all’avventura e all’azione, tra uomo e donna. Ognuno di noi, infatti, a prescindere dal sesso, almeno per una volta si è messo nei panni di Riplay prendendo il fucile a doppia uscita e cominciando a sparare senza fermarsi a ogni figura nera che usciva dalle pareti, vera o immaginaria, nella convinzione di poter salvare e salvarsi.
Un viaggio, dicevamo all’inizio, che ci ha portato nei posti più nascosti dell’universo, scoprendo che anch’esso è troppo piccolo per poter sfuggire al proprio destino. Ed è proprio la sua ineluttabilità che ha portato Ellen su quella piattaforma con sotto il fuoco del metallo e con dentro l’essere (l’ultimo) che l’ha accompagnata, praticamente, per tutta la vita. Un salto finale quale simbolo estremo di sacrificio, il dono finale all’umanità nel tentativo di liberarla da questa specie di Dio oscuro con il sangue acido. E per me Ellen è riuscita nel suo intento, salvando noi e salvando la sua anima, perché la clonazione fa parte di un’altra cosa, di un’altra storia, di un qualcosa che la mia testa e il mio cuore non riesce e non vuole susseguire all’ultimo volo della Regina.
Jonhdoe1978
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