
Per tuti noi (e con noi intendo gli amanti di questa saga) l’anello di congiunzione tra Alien e Aliens – Sconto Finale, oltre ovviamente a Ripley e lo xenomorfo, è senza dubbio il luogo, quel pianeta inospitale e sassoso senza nome nel primo e chiamato LV-426 nel secondo. In pratica, nel nostro immaginario, prima di tutte le deviazioni dei capitoli successivi, l’astronave con tutti i suoi ospiti, tranne che nel Nostromo, non si sono mai mossa da li. Questa considerazione ha come conseguenza diretta che un film che si inserisca in mezzo tra questi due segmenti, sempre per noi, non poteva non avere a che fare, appunto, con quel pianeta. Sembrava la scelta più sensata, o meglio, la scelta che ci si aspettava.
Alien: Romulus è andato in questa direzione? Assolutamente no, anche se ce lo ha fatto credere sino alla fine (da qui in poi spoiler).
Fede Álvarez, regista e cosceneggiatore del film, è stato bravissimo, anzi grandioso sia nel riprodurre visivamente, ovviamente con gli aiuti tecnologi odierni, strutture, suoni e movimenti cosi come erano nelle produzioni precedenti (cosa che a mio avviso sottolinea ancora una volta quanto esse erano avanti per il periodo) che affidarsi a una impalcatura narrativa solida e senza eccessive esagerazioni di sorta. Il problema semmai, e qui si spiega il motivo della premessa, è che non c’è nessuna congiunzione tra Alien e Aliens rendendo di fatto Alien: Romulus un reboot sporco. Spieghiamo meglio il senso di questa mia definizione. Reboot perché la sensazione che si ha, per quanto il film sia fatto bene, anzi benissimo, è che si sta assistendo sostanzialmente a un Alien 2.0. Sporco, invece, perché a differenza di un vero e proprio reboot, qui le premesse sono di conoscenza degli eventi principali (si da per scontato cosa sia lo xenomorfo, come si riproduce etc, etc). Anzi, quello a cui si assiste, con tanto di citazione, è una vera e propria sintesi di tutti i vari film della saga: c’è l’ambientazione e la genesi del primo, gli scontri a fuoco e l’impostazione a gruppi degli alieni del secondo, il “bacio” tra uomo e mostro del terzo, l’ibrido del quarto (su questo torneremo alla fine) e il senso della ricerca della perfezione e del superuomo di Prometheus e Alien: Covenant.
E se questi sono sostanzialmente i fatti, ora la questione è un’altra e va molto oltre la valenza (come detto ottima) stilistico/narrativa del progetto e riguarda l’originalità e in qualche modo il romanticismo che nonostante il tema ha con il tempo assunto questo franchise. Parliamoci chiaro tutti i progetti post Sigourney Weaver, nonostante una riuscita mai oltre il mediocre/scarso, avevano perso l’abbrivio sentimentale e di immedesimazione diventando dei semplici action movie con un incipit di favore (nel senso che sfruttavano le fortune precedenti).
Alien: Romulus, dal mio punto di vista, non riesce a eliminare questa sensazione anche se, è sempre giusto ribadirlo, è quello che è riuscito a svezzarsi di più. A mio avviso, nonostante il chiaro tentativo di invertire l’attrattiva generazionale, non ha aiutato usare come protagonisti tutti ragazzi giovani, androide compreso. Il senso di possenza che l’equipaggio del Nostromo prima e la missione di salvataggio poi dava, ovviamente le premesse erano diverse, non è minimamente avvicinabile a quello di questo film. Si potrebbe obiettare che l’obiettivo dei gruppi era diverso, ma anche qui si parla di persone che si intendono di pilotare astronavi, gestire il sonno interstellare etc etc.
Secondo punto, forse il più importante, Ellen Ripley è stata una delle prime, forse la prima, vera eroina (nel senso di combattimento) della storia del cinema. E’ impensabile che la pur brava Cailee Spaeny possa in qualche modo trasmettere la stessa intensità, sia, appunto, per il diverso periodo storico, che, mi sembra evidente, per capacità e presenza scenica. Come ho avuto modo di scrivere nel Primi Piani a lei dedicato, il suo personaggio è andato al di la delle gesta diventando la sublimazione della lotta esteriore e interiore. Il mostro ad un certo punto aveva senso perché c’era lei a combatterlo e quando lei è sparita anche lui ha in parte smesso di far paura. Non sorprende sotto questo punto di vista, che Alien: Romulus possa essere inquadrato più come film d’azione puro che un horror d’azione e molto a mio avviso, dipende da quanto appena detto.
Non posso assolutamente dire che questo film sia un flop come tutti quelli post Alien – La clonazione (salvabile per il rotto della cuffia e solo grazie alla presenza della sua regina), ma non riesco ad essere entusiasta come ho letto da moltissime parti. Io credo che chi è cresciuto e ha vissuto in ogni suo atomo Alien e Aliens non possa non avere la mia stessa sensazione/opinione. E attenzione, non parlo a livello stilistico che come detto è di livello assoluto per il modo perfetto di riprodurre l’ambient di quegli anni (la fotografia è deliziosa), ma proprio di presa emotiva e di originalità. Manca quella presa allo stomaco dell’ignoto che avevamo avuto, manca la corsa mentale nel cercare una scappatoia agguato dopo agguato., manca quel senso di ribrezzo e lotta tra uomo/macchina/mostro, insomma, si è persa l’anima dell’idea e sinceramente, non potrebbe essere diversamente. Non entro neanche nell’argomento poteri forti, è un aspetto di Alien franchise che mi è sempre interessato meno e che anche qui diventa solo un accelleratore di situazioni.
Ai titoli di coda ho avuto più la sensazione che si voglia aprire una specie di mondo parallelo (alla Star Wars per intenderci) a quello che conosciamo rispetto che a chiarire il buco di tempo tra la Nostromo e l’intervento della squadra di Apone e compagni. Si spiegherebbero le dichiarazioni di Fede Álvarez riguardo al fatto che non si è accorto che il suo ibrido era praticamente uguale a quello di Alien 4: vuole andare per la sua strada senza guardarsi indietro. Anche se detto tra noi, non penso che nessuno abbia creduto a queste parole (è come se Ryan Coogler dopo aver girato Creed 1 avesse detto di aver visto distrattamente Rocky 4..) se non viste, appunto, sotto l’aspetto di emancipazione del progetto e questo, per me, non è un buon segno.
Jonhdoe1978
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