
Quando si parla di capostipiti della fantascienza moderna sono sostanzialmente quattro i titoli che vengono in mente: 2001 Odissea nella Spazio, Guerre Stellari, Blade Runner e, appunto, Alien. I quattro hanno presupposti e sviluppi completamente diversi ma hanno ognuno a modo suo, completamente influenzato tutti i film del genere degli ultimi 50 anni.
Anno 2122, l’astronave Nostromo, terminata la sua attività interplanetaria di recupero metalli, sta facendo ritorno al pianeta terra. Durante il viaggio, l’ipersonno indotto ai sette componenti dell’equipaggio, viene interrotto da un segnale SOS proveniente da un pianeta sconosciuto. Nonostante la riluttanza, in obbligo alle direttive della compagnia che toglierebbe loro ogni compenso, lo stesso equipaggio si dirige verso la fonte della richiesta per verificarne la motivazione.
Alien trova le sue radici nella fantascienza ma sviluppa tutta la sua bellezza nel thriller e nell’horror. Ridley Scott cuce il film con tinte scure, giocando spesso con l’attenzione dello spettatore, alternando momenti di apparente calma piatta a picchi improvvisi e altissimi di adrenalina. Le ambientazioni strette, quasi claustrofobiche, dell’astronave e di tutti i suoi pertugi fanno mantenere quella giusta angoscia che l’andamento della pellicola richiede. Angoscia arricchita dalle splendide sonorità scelte, dai tipici rumori delle porte delle astronavi ai fruscii veloci e intensi degli esterni, dalle interferenze magnetiche dei comunicatori al bip bip dei sensori di movimento, marchio di fabbrica di tutti i film Alien. Con esso spesso si è scandito il ritmo del film, l’aumento d’intensità dello stesso, quasi sempre, coincideva con l’avvicinarsi del mostro e con i picchi di adrenalina di cui parlavamo prima.
Il canovaccio di base, scritto da Dan O’bannon, è straordinario quanto essenziale. Un alieno privo di qualsiasi sentimento, dotato di una forza e resistenza incredibili e che si riproduce, nella sua versione definitiva, germinando all’interno di un ospite vivente. Soprattutto quest’ultimo aspetto è geniale quanto fondamentale per l’inizio della storia che poi è stata arricchita e stravolta da Scott. Il regista, infatti, ha inserito colpi di scena e cambi di ruolo continui, alternando e stravolgendo ogni volta il concetto di cacciatore e preda, come fossero la faccia di una stessa medaglia.
Emblematica la scena della morte di Dallas (Tom Skerrit), il capitano della Nostromo, nella quale parte che è lui a inseguire l’Essere all’interno dei condotti d’aerazione per poi finire che invece, diventa lui stesso il bersaglio e l’inseguito.
La dipartita di Dallas segna il passaggio di consegne come protagonista del film ad Ellen Riplay (Sigourney Weaver) la quale prende comando e scena, sarà la svolta della sua carriera. La Weaver sino ad Alien, infatti, era conosciuta quasi solo come attrice di teatro e non aveva mai recitato come figura di primo piano sia nel grande che nel piccolo schermo. Ovviamente questo film cambiò ogni cosa.
La riproduzione degli scenari interplanetari la trovo assolutamente stupefacente e realistica. A distanza di 40 anni la sensazione è di un qualcosa di tangibile e riconoscibile e con un impatto visivo ed emotivo di altissimo spessore. E anche di fronte a qualche debolezza scenica si è avuto l’intelligenza e la capacità di mascherarla con il momento di tensione facendola scivolare delicatamente.
Ridley Scott ha disegnato questo fantathriller in maniera perfetta, alternando l’horror, la fantascienza, l’eccitazione e il mistero in maniera saggia ed equilibrata. La scena del primo piccolo Alien che esce dallo stomaco di Kane (John Hurt) ha una costruzione che definirei perfetta insieme a una maturità gestionale dei momenti che all’epoca era del tutto sconosciuta. Non dimentichiamo che sino ad Alien, il regista aveva diretto un solo film, I Duellanti, che peraltro si occupava di tutt’altre dinamiche e situazioni. Anche il finale, peraltro bellissimo, è stato lungo e travagliato: nelle intenzioni iniziali accadeva che prima Ellen facesse esplodere la nave con dentro l’alieno per poi dirigersi con la navicella di salvataggio verso la terra e nel secondo che era l’Alien che aveva la meglio sulla protagonista per poi camuffare la sua voce ed entrare nel nostro pianeta. A conti fatti fortunatamente, si è scelta una conclusione di mezzo che ha permesso di trovare un giusto equilibrio emozionale e conseguenziale a tutti quello sino ad allora visto. D’altronde solo l’oscurità poteva inghiottire e distruggere un’altra oscurità quale simbolo di un errore che lo stesso universo doveva correggere.
Jonhdoe1978
Potrebbe Interessarti anche Aliens, Alien 3, Alien – La Conazione, Prometheus, Alien Versus Predator, Alien Versus Predator 2, Aline Covenant, Alien: Romulus


Lascia un commento