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Roma (2018) di A Sei Mani

Contrassegnato con: Recensione Roma, Roma, Roma Recensione

Roma Interna

Fatti.
Dieci candidature agli Oscar, tre statuette vinte (miglior regista, miglior film straniero, migliore fotografia), Vincitore del Leone D’oro alla 75ª edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, ovazione e successi in quasi tutte le manifestazioni a cui ha partecipato e la sensazione/considerazione quasi generale che Alfonso Cuarón sia arrivato a un livello stilistico/narrativo altissimo.
Detto questo, a me Roma non è piaciuto.
Nulla da dire sulla fotografia e sulla bellezza delle inquadrature e delle immagini, in questo ambito i premi sono più che meritati, ma quello che non mi convince è l’impatto emotivo della storia. Ci sono evidentemente, dei momenti fortissimi, ma messi nel contesto generale della trama li ho percepiti come piccoli picchi in un elettrocardiogramma per lunghi tratti quasi piatto.
L’equazione dramma familiare e personale non si interseca come dovrebbe con il dramma sociale di quegli anni risultandone una conseguenza quando in effetti non lo è. La Rivoluzione tocca quasi per caso l’evoluzione dei personaggi non raggiungendo, sempre a mio avviso, il suo obiettivo sia nella definizione, ad esempio, del personaggio Fermín che di Cleo, che aveva raggiunto il suo livello empatico  già da qualche minuto.

Roma rimane un film pieno di particolari e che si regge moltissimo sul non detto e sulle sfumature narrative costruite con le immagini. Un esercizio di stile enorme che da potenza alle singole scene, ma che messe nel contesto complessivo si perde, o meglio non ha lo stesso risultato. Paradossalmente, non riesce a compensare a questa disunità neanche l’uso della lingua messicana (non esistono traduzioni), scelta peraltro azzeccatissima, e il bianco e nero che alla fine diventa un contorno più che una caratteristica.

Sorprendente e quindi da rimarcare la prova attoriale di Yalitza Aparicio. All’inizio è un filo apatica, ma poi esplode per quello che doveva essere: uno splendido personaggio in sottrazione.

Jonhdoe1978

Voto 5.9/10


TRAILER: volevo fare Malick ma avevo dimenticato la sceneggiatura…

TRAMA: a detta di molti la giovane cantante Angelina Mango per il suo pezzo “La Noia” si è ispirata a questo film, pare per lo spasso e le pazze risate che suscita la pellicola. Nonostante il titolo, il regista ha preferito non parlare dell’annaso problema dei cinghiali, i rifiuti, le buche, le monetine di Fontana di Trevi che vai a capire dove vanno o di chi fa la migliore carbonara, e allora ci troviamo nel Messico degli anni 70, più precisamente nel quartiere Colonia Roma di Città del Messico, dove nessuno stranamente tifa la magica.

Questa rottura di pa, pardon, questo documentario che ha vinto svariati e svariati premi, parla di una famiglia senza pezze al culo perchè semmai le pezze le usa la domestica Cleo per pulire.

Il regista, privo di sceneggiatura sotto mano, mostra tutto il suo lato biografico raccontando in parte la storia della sua vita fatta di una domestica tutto fare, di come lei pulisce l’argenteria, quante bestemmie tira perchè deve cucinare per 7 persone, quante bestemmie in meno tira perchè il marito della padrona di casa se ne và, quante bestemmie tira di nuovo quando la lascia il suo di marito, per non parlare di bambini che rompono le palle, un cane che per quanto mangia caga troppo e un Messico che pare girato con gli occhi di Terrence Malick.

Così ci troviamo di fronte a una società maschilista nel pieno di conflitti socio-politici dove le donne sono le autentiche salvatrici di questo universo. Sarà che mentre lo vedevo ero da solo, ma se stavo con una donna sicuramente mi avrebbe salvato spegnendo la tv. Film di grande spessore che se c’era giuro di non averlo notato.

EXTRA (necessario): in bianco e nero sò bello pure io

Mklane

Voto 4.5/10


È da tempo che sostengo che l’Academy Award e quasi tutto l’intero sistema di premiazioni globale siano irrimediabilmente imbibiti sino all’orlo di corruzione e favoritismi politici e, in parte, me ne sono fatto una ragione. Ma mai in così tanti anni da appassionato cinematografico, mi sono trovato talmente in disaccordo sul giudizio di una pellicola, a mio parere, immotivatamente osannata in lungo e in largo in tutto il mondo e che, su ben 59 premi di qualsivoglia natura conquistati tra il 2018 ed il 2019, l’unico che avrebbe meritato di conseguire e che non è riuscito a portare a casa è quello della “NOIA”.

Sto parlando di Roma di Alfonso Cuarón.

Nelle oltre due ore di visione (dalla fotografia eccezionale…a Cesare quel che è di Cesare), in cui si alternano ciclicamente lente carrellate a destra e a sinistra ed interminabili campi lunghissimi in cui non succede praticamente nulla.

Sembra che Cuarón abbia come obiettivo principale quello di non catturare l’azione. Ovunque accada qualcosa, lui si gira da un’altra parte. Dopo anni ed anni in cui, tra cinema e Serie TV, il Messico ci è stato mostrato come l’ombelico del mondo del narcotraffico, dei rapimenti, dell’immigrazione clandestina, dei morti ammazzati per strada e dei Mariachi e i Luchador, il regista centroamericano ci dimostra che lì si può morire di accidia.

E visto che a questo punto mi sarò inimicato il 99,9% di chi sarà inciampato in questa controversa quanto tardiva recensione, faccio All In e provo a farmi odiare anche dagli ammiratori di Emanuele Crialese, poiché dopo circa un’ora dall’inizio del film, ho pensato che il regista di origini siciliane si fosse fatto crescere i baffoni, avesse indossato poncho e sombrero e si fosse occupato della regia al posto di Cuarón, troppo impegnato nella fotografia.

Un commento troppo cattivo ed eccessivamente razzista e stereotipato? E mica ho finito…

Il solo momento in cui mi sono divertito durante il film (e non grazie a Cuarón) è stato quando il personaggio di Fermín (Jorge Antonio Guerrero) scappa vigliaccamente dal cinema, dopo aver saputo dalla compagna (e protagonista) Cleodegaria “Cleo” Gutiérrez (Yalitza Aparicio) di averla messa incinta. Per buoni 15’ nel mio cervello ha rimbalzato un’unica domanda: “Ma se i pavidi di tutto il mondo, per sfuggire alla paternità, corrono ad acquistare un biglietto aereo per il Messico…i Messicani dove scappano?”.

Cuarón, io l’idea per un soggetto te l’ho data…vedi di non rovinarla.

Alessandrocon2esse

Voto 2/10

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Roma

Roma
4.1

Valutazione Complessiva

4.1/10

SCHEDA

  • Regia: Alfonso Cuarón
  • Anno: 2018
  • Durata: 135'
  • Genere: Drammatico

Interazioni del lettore

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