A quattro anni di distanza da Sherlock Holmes – Gioco di ombre, Guy Ritchie si cimenta in racconto di spionaggio ambientato negli anni ’60, che inizialmente era stato destinato ad un dubbioso Steven Soderbergh dalla Warner Bros, per poi finire tra le mani del regista inglese noto per il suo stile dinamico e intricato. Stiamo parlando di Operazione U.N.C.L.E.
Il soggetto di partenza è la serie tv The Man From U.N.C.L.E., trasmessa dal 1964 al 1968 dalla NBC. La storia, pur non essendo eccessivamente complessa, mantiene alta la tensione grazie a un montaggio energico e a una colonna sonora eccellente. L’umorismo e l’eleganza, caratteristiche distintive di Ritchie che non solo dirige, ma co-sceneggia insieme a Lionel Wigram sono presenti in abbondanza ed anche se manca quel tocco grottesco e l’umorismo nero dei suoi primi lavori, sembra essersi divertito a realizzare questo film, ricco di esagerazioni stilistiche, costumi e scenografie dettagliate.
Operazione U.N.C.L.E. funge da prequel della serie tv, mostrando come nasce la squadra segreta che protegge il mondo: ci troviamo nel 1963 in piena Guerra Fredda, periodo in cui la sicurezza globale è affidata nelle mani di agenti segreti delle varie agenzie internazionali. Il film inizia con Napoleon Solo (Henry Cavill), un ex ladro d’arte reclutato dalla CIA, che cerca di portare fuori da Berlino Est Gabriella “Gaby” Teller (Alicia Vikander), una giovane meccanica figlia di un importante scienziato nazista, passato al servizio degli alleati. Attirano però l’attenzione di Illya Kuryakin (Armie Hammer), giovane agente del KGB deciso a impedire la fuga della donna. I due uomini, dapprima rivali, sono costretti a collaborare quando i servizi segreti britannici li coinvolgono in una missione in Italia, dove Victoria Vinciguerra (Elizabeth Debicki), un’affascinante quanto pericolosa criminale, che sta cercando di costruire un’arma nucleare personale.
Sin dai primissimi minuti si nota da subito la totale assenza di intento a voler rappresentare realisticamente la storia, o le ideologie del secondo dopoguerra. Al contrario, il film ironizza sulla competizione ossessiva tra U.S.A e U.R.S.S, resa ancora più evidente dalla necessità “obbligata” di collaborare. La rocambolesca fuga iniziale stabilisce da subito il tono del film: fisica improbabile e situazioni paradossali. I protagonisti sono eroi affascinanti e quasi invincibili, che agiscono come personaggi di un fumetto, commentando con leggerezza le situazioni più incredibili.
Ritchie gestisce abilmente queste assurdità, costruendo progressivamente un’intesa tra i due protagonisti, senza rinunciare a momenti di rivalità. Cavill e Hammer riescono a trasmettere la loro competizione e collaborazione forzata in maniera convincente. Il sofisticato ed affascinante Solo dimostra la sua abilità nel furto, mentre il solido e rigido Kuryakin eccelle nella forza fisica e nell’uso di gadget tecnologici. E mentre salvandosi reciprocamente la vita i due diventano sempre più complici, il personaggio di Gaby aggiunge elementi comico-romantici e scompiglia i piani, brillando per presenza carismatica insieme anche all’altra rilevante figura femminile, quella della Debicki.
Il risultato finale è un film che intrattiene e coinvolge abbastanza, mantenendo quello che è diventato negli anni il marchio di fabbrica di Ritchie: ritmo serrato, umorismo brillante e un tocco di glamour. Ma anche se non ci si annoia durante le quasi due ore di visione, risulta però abbastanza evidente che il ritmo dell’azione sia più frutto di un grande lavoro di montaggio rapido in post-produzione, che di una ben strutturata sceneggiatura. La pellicola smonta continuamente il proprio meccanismo narrativo, mostrando l’azione nel mezzo degli eventi e rivelandone i dettagli successivamente attraverso flashback. Questo stile, ormai svuotato di significato dopo decenni di citazionismo, impedisce il pieno coinvolgimento del pubblico e rende la narrazione un po’ ripetitiva e frammentaria.
Il casting è azzeccato, ma raggiungere la formazione finale è risultato parecchio complesso. Sebbene la scelta di Cavill e Hammer, meno noti ma talentuosi, ha permesso di contenere il budget e ha liberato il film dall’ingombro di star troppo ingombranti, per il ruolo di Solo la lista degli “Interessante, però…” è lunghissima: prima di Cavill hanno attenzionato la parte (nell’ordine) George Clooney, Joseph Gordon-Levitt, Ryan Gosling, Channing Tatum, Alexander Skarsgård, Ewan McGregor, Matt Damon, Christian Bale, Michael Fassbender, Bradley Cooper, Leonardo DiCaprio, Joel Kinnaman, Russell Crowe, Chris Pine, Ryan Reynolds, Jon Hamm e Tom Cruise, con quest’ultimo addirittura confermato nel cast in coppia con Hammer, per poi abbandonare il progetto per partecipare alle riprese di Mission Impossible – Rogue Nation.
Operazione U.N.C.L.E. è in definitiva un’opera riuscita, capace di unire sufficientemente azione e stile, anche se la trama spionistica si rivela come un gigantesco e pretestuoso Mcguffin per introdurre le molto probabili future avventure della “Squadra U.N.C.L.E.”, rendendo il film simile a un episodio pilota di un lungo franchise cinematografico.
Alessandrocon2esse
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