Emily Benetto (Aubrey Plaza) prova in ogni modo a trovare un lavoro, ma provateci voi a farvi assumere con una fedina penale non propriamente “nitida”: invia curriculum, affronta colloqui, ma ogni tentativo di lasciarsi il passato alle spalle viene smascherato. Ogni selezionatore sembra puntualmente ricordarle i suoi errori, trasformando ogni incontro in una serie di umiliazioni che la riportano al punto di partenza: un impiego sottopagato presso un’impresa di catering.
È questa la premessa di I crimini di Emily, scritto e diretto da John Patton Ford nel 2022, esempio di cinema indipendente americano, sobrio e realistico. La fotografia naturale, priva di artifici e una colonna sonora essenziale creano un’atmosfera asciutta e intensa. Il cast, composto principalmente da volti poco noti, ruota attorno alla straordinaria performance della Plaza, che ne ha fatta di strada da quando interpretava l’apatica stagista April Ludgate nella divertentissima serie televisiva Parks and Recreation. Qui, l’attrice si discosta completamente dal registro comico che l’ha resa famosa, incarnando una protagonista credibile, dura e disillusa, che lotta per sopravvivere in un sistema che sembra averle voltato le spalle.
Emily è una donna sola, originaria del New Jersey e trasferitasi a Los Angeles, dove vive intrappolata tra debiti studenteschi e la macchia sulla sua fedina penale. Un giorno, però, le si presenta un’occasione inaspettata: sostituendo un collega, entra in contatto con un giro di “dummy shoppers”. Il lavoro? Acquistare beni di valore, come un televisore, utilizzando carte di credito clonate e guadagnare 200$ per pochi minuti di lavoro. All’apparenza semplice, ma presto le operazioni si complicano: le richieste aumentano, così come i rischi, con compensi sempre più alti che attraggono Emily in un mondo sempre più pericoloso.
Attraverso la connessione con Youcef (Theo Rossi), l’intermediario libanese che la introduce a questo mondo, Emily inizia a navigare nei meandri della criminalità, dimostrando abilità e intraprendenza. Tuttavia, non si tratta di una criminale ambiziosa: Emily agisce per necessità, non per passione…ed è proprio questa tensione morale che rende il personaggio così interessante. La sua determinazione a ribaltare le gerarchie e a non essere più sfruttata diventa il cuore pulsante del film, una parabola amara che esplora temi come lo sfruttamento lavorativo, le disuguaglianze sociali e le false promesse del capitalismo moderno.
Ford dirige con mano sicura, mantenendo alta la tensione narrativa senza ricorrere a colpi di scena eccessivi. La violenza è pratica, mai spettacolare: taser, spray urticanti e taglierini sostituiscono le sparatorie e le esplosioni tipiche del genere. Ogni scena è costruita per mettere in risalto il dramma personale di Emily, una donna che sembra invisibile agli occhi della società, ma che riesce a catturare l’attenzione dello spettatore con la sua grinta e umanità.
Non mancano, però, momenti di pausa che arricchiscono la narrazione. La relazione con Youcef introduce sfumature romantiche che, pur rischiando di spezzare il ritmo (soprattutto nella parte centrale), aggiungono un po’ di complessità ai personaggi. Tuttavia, il film si rialza con un finale drammatico e incisivo, dove Emily si trova costretta a fare scelte estreme per sopravvivere in un mondo che non le ha mai concesso nulla.
Un elemento chiave che rende I crimini di Emily così potente è l’interpretazione della Plaza. Spesso senza trucco e con un aspetto volutamente semplice, l’attrice si impadronisce della scena, trasformando Emily in una anti-eroina moderna, vulnerabile e al tempo stesso risoluta. Il suo personaggio rappresenta una generazione disillusa, alle prese con un futuro incerto e un presente che non offre vie d’uscita dignitose.
Con una durata di poco più di 90’, il film non lascia spazio a inutili digressioni, mantenendo una misura perfetta per raccontare una storia densa e coinvolgente. La critica al sistema economico contemporaneo è sottile ma incisiva, incarnata in personaggi come quello di Alice (Gina Gershon), cinica proprietaria di un’agenzia di design e simbolo delle promesse vuote e dello sfruttamento sistemico.
I crimini di Emily è un noir moderno che conquista per la sua autenticità e crudezza, capace di lasciare il segno grazie a una protagonista magnetica e una storia che, pur attingendo a dinamiche che risulteranno già viste e riviste, riesce a distinguersi per freschezza e qualità.
P.S.: Come da un po’ di tempo a questa parte suggerisco sempre, se potete, guardatelo in lingua originale con i sottotitoli. Accantonate la pigrizia in favore della performance della Plaza.
Alessandrocon2esse
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